“La gente morirà entro 20 anni”. Non ci vuole un pentito per capirlo
Questa non è una storia nuova. Si tratta della storia della Terra dei fuochi, quell’aerea geografica compresa tra le province di Napoli e Caserta, dove i rifiuti vengono ‘smaltiti’ illegalmente. In che modo? Bruciandoli o interrandoli. Un vero e proprio business milionario, gestito dalla malavita, che più volte è stato documentato sia dai giornalisti che dai cittadini (basta andare su questo sito per farsi un’idea laterradeifuochi.it) ma che finora non è ancora stato affrontato nella maniera adeguata dal governo. Più volte il ministero della Salute ha ammesso la suo volontà nell’affrontare, magari fronteggiare, la situazione ma, come spesso accade, alle promesse non sono conseguiti i fatti. Così negli ultimi anni la terra dei fuochi ha continuato a bruciare quei rifiuti tossici, che una volta arsi, rilasciano nell’ambiente pericolose sostanze cancerogene. Sostanze pericolose da respirare e che essendo altamente inquinanti rendono i terreni agricoli di queste zone inadatti all’agricoltura. Nonostante ciò molti di questi terreni vengono ancora coltivati, i prodotti venduti a grandi aziende o nei mercati, per poi finire sulle tavole degli italiani. Detto questo è facilmente comprensibile come un efficace sinonimo di terra dei fuochi potrebbe essere ‘Terra dei tumori‘. Proprio così, l’aumento dei casi di tumori in queste terre aumenta, in maniera vertiginosa ogni anno di più rendendo queste terre, assieme a quella di Taranto, fra quelle con la più alta incidenza di morti per tumore.
Recentemente Gaetano Rivezzi, neonatologo in servizio all’Ospedale di Caserta e il coordinatore dei medici per l’ambiente campani, ha denunciato i gravi pericoli dovuti all’inquinamento, in particolar modo a nord di Napoli, da Nola a Villa Literno. Rivezzi ha dichiarato che: «Nell’Asl Napoli tre, quella di San Giorgio a Cremano, Pomigliano, Nola nel 2009 le esenzioni 048, quelle per i pazienti affetti da tumori, erano 111. Nel 2012 sono diventate 266. Nel solo distretto di Frattamaggiore, che conta oltre centomila abitanti, si va dai 136 di 4 anni fa ai 420 dell’anno scorso». Questo è l’effetto degli oltre 3500 roghi di scarti industriali e rifiuti altamente tossici che sono stati fatti divampare nel solo 2012. Questo è un business incredibilmente radicato che non riguarda solo le zone partenopee o campane ma l’Italia intera. La procura di Napoli nel 2002 aveva difatti scoperto che erano stati ‘interrate’ oltre 300 mila tonnellate di rifiuti e scarti tossici provenienti dalle aziende del nord Italia.
Carmine SchiavoneDetto questo appare evidente come non ci sia il bisogno delle dichiarazioni di un pentito per comprendere quanto queste zone siano pericolose per la salute dei cittadini. Stiamo parlando delle dichiarazioni del pentito dei Casalesi, Carmine Schiavone, che nel 1997 aveva dichiarato: «Entro venti anni gli abitanti di numerosi Comuni del casertano rischiano di morire tutti di cancro a causa dei rifiuti pericolosi interrati». Si tratta dell’audizione davanti alla commissione parlamentare sulle Ecomafie del pentito che con le sue confessioni ha fatto crollare il clan dei Casalesi. Rivelazioni rese note solo oggi che i verbali sono stati resi pubblici e che rivelano come negli anni ’90 questo divenne un vero e proprio business “autorizzato” per il clan dei Casalesi. «Tuttavia – riferì Schiavone – quel traffico veniva già attuato in precedenza. Gli abitanti del paese rischiano tutti di morire. Non credo infatti che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avranno, forse, venti anni di vita». Secondo il pentito nell’affare erano coinvolte diverse organizzazioni criminali, come mafia, ‘ndrangheta e Sacra Corona Unita, tanto da far ipotizzare che anche in diverse zone della Sicilia, della Puglia e della Calabria sia stato messo in atto lo stesso sistema della ‘Terra dei Fuochi’. Schiavone spiegò anche come veniva effettuato lo smaltimento dei rifiuti: «Avevamo creato un sistema di tipo militare, con ragazzi incensurati muniti di regolare porto d’armi che giravano in macchina. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza e della polizia. Ognuno aveva un suo reparto prestabilito». I rifiuti, raccontò il pentito, venivano scaricati di notte e le pale meccaniche vi spargevano sopra del terreno. Ma talvolta la spazzatura finiva anche a 20 o a 30 metri di profondità. Nei verbali si può apprendere che alcuni rifiuti radioattivi, per la precisione fanghi nucleari provenienti dalla Germania: «dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale ci sono le bufale e su cui non cresce più erba». Si tratta di rifiuti che sulla carta sarebbero dovuti finire in discariche autorizzate. Fa riflettere come a distanza di anni da queste dichiarazioni di Schiavone nulla sia cambiato. È di oggi la notizia di due arresti effettuati dai Carabinieri ai danni di due algerini rei di aver alimentato un rogo tossico a poche decine di metri dal centro abitato di Casal di Principe (Caserta). Nel frattempo la gente continua ad ammalarsi e morire. Fonte